SFIGA2 OSSIA IL DISAMORE AL TEMPO DEL CORONA VIRUS
O, forse, sarebbe meglio scrivere Sfiga2, al quadrato, perché certamente un colpo di sfortuna come quello capitato al nostro povero governo giallorosso era davvero molto difficile da immaginare.
Fino a una quindicina di giorni fa i pronti e drastici provvedimenti presi per fronteggiare l’emergenza dell’epidemia, come l’immediata sospensione dei voli da e per la Cina, erano risultati efficaci, per quanto comunque discussi e criticati: l’Italia era apparsa, se non certo un paese immune, almeno quello in cui il numero dei contagiati risultava estremamente ridotto e contenuto. Quando poi, all’improvviso, zip! (per citare il titolo di una dimenticata commedia di Giuliano Scabia), tale numero parve moltiplicarsi in termini addirittura esponenziali.
Quali potevano esserne le ragioni, o le cause? Fioccarono le ipotesi, il più delle volte enunciate come indiscutibili certezze, il più delle volte tese a dimostrare che quei primi provvedimenti, già considerati utili, magari obtorto collo, risultavano adesso non solo inefficaci, ma addirittura controproducenti: così il blocco dei voli dalla Cina avrebbe indotto molti passeggeri a scegliere percorsi alternativi, raggiungendo l’Italia da scali ritenuti sicuri e sfuggendo così ai controlli più rigorosi.
Per parte sua, il governo cercò di spiegare non tanto il fenomeno in sé, quanto il gap che divideva l’Italia dagli altri paesi europei, avvicinandola a quelli medio ed estremo orientali, come l’Iran e la Corea, dove, per motivi probabilmente fra loro molto diversi, l’epidemia aveva colpito più duramente: in Italia il numero dei contagiati appare molto più alto che non in Germania e in Francia, semplicemente perché da noi i test e i controlli sono molto più numerosi e accurati.
Un’argomentazione, questa, piuttosto rischiosa perché in qualche modo implica accusare quei paesi di grave inadempienza, se non addirittura di nascondere la verità, come aveva fatto la Cina. Ma allora, viene voglia di dire, facciamoci furbi anche noi: addomestichiamo i numeri almeno per salvare il turismo.
Comunque sia di ciò, tale improvvisa e imprevista emergenza sembra aver fornito nuova esca al concentrico attacco cui il governo giallorosso è stato fatto centro fin dal momento stesso della sua nascita. Un attacco politico, ovviamente, da parte di opposizioni in parlamento certamente sotto-rappresentate rispetto alla loro attuale forza nel paese e proprio per questo particolarmente aggressive e decise; ma anche, e forse soprattutto, un attacco giornalistico.
Non era mai successo, credo, nella storia della Repubblica, che a schierarsi sul fronte anti-governativo siano tutti i giornali, con l’unica parziale eccezione del “Fatto quotidiano” e quella più decisa di un quotidiano molto poco diffuso, “La Notizia”, il cui direttore, Gaetano Pedullà, però, è spesso ospitato in quello strano telegiornale – mezzo notiziario e mezzo talk-show – che è “Linea Notte”.
Ma il fatto più strano, e, in certa misura più imprevedibile sta in questo che il giornale fra tutti più decisamente polemico nei confronti del governo giallo-rosso, sia “La Repubblica”, nata, ricordiamolo, come alternativa di sinistra al “Corriere della Sera”.
E questo è un bel guaio per il governo: non tanto perché “La Repubblica” abusi di titoli aggressivi e volgari come quelli di “La Verità” o “Il Tempo”, quanto e soprattutto perché il più deciso e, viene da dire, scatenato giornalista a polemizzare contro il governo è Massimo Giannini, la punta di diamante del giornale, informatissimo e acuto ragionatore oltre che critico quasi feroce, per niente disposto a fare sconti. E non è il solo: gli si affiancano arguti e ironici elzeviristi come Michele Serra e profondi quanto implacabili analisti come Marco Damilano sull’ “Espresso” , ormai supplemento settimanale del quotidiano. Talché questa sembra essere propriamente e semplicemente, la linea politica del giornale.
Ormai, della polemica contro il governo (o ‘governicchio’, come tanti lo chiamano) giallorosso Giannini sembra aver fatto la sua missione, una missione il cui scopo non può essere che la caduta del governo stesso, con la conseguenza di elezioni politiche che peraltro non potrebbero tenersi prima di ottobre, allorquando la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia della Meloni saranno diventati ancora più forti. E nel frattempo? Un governo di unità nazionale? un governo del Presidente? un governo di minoranza delle opposizioni, che in verità sono maggioranza nel paese? Tutto piuttosto dei giallorossi, che si sono dimostrati non tanto incapaci (bisognerebbe aver visto altri al loro posto) quanto maledettamente sfigati.
Ed esserlo, sfigati, costituisce un debito che nessun creditore ti rimette, o una colpa da cui nessun tribunale ti assolve. In tedesco la stessa parola, Schuld, vale sia per ‘colpa’ che per ‘debito’.
Iri
Come sempre, acutissime considerazioni, ma io, ahimè, continuo ad essere affezionata a
"La Repubblica"
alessandra
Caro Cesare che bella raccolta di riflessioni. mi permetto di suggerirti di mettere anche la data, aggiungerebbe valore!