SALOME
QUESTA SEZIONE è DEDICATA IN PARTICOLARE A QUANTI HANNO LETTO O DESIDERANO LEGGERE IL MIO I MILLE VOLTI DI SALOME, CUE PRESS, ACQUISTABILE IN RETE SIA IN FORMATO DIGITALE SIA IN CARTACEO ON-DEMAND.
VI AGGIUNGERO' NUOVE INTERESSANTI IMMAGINI ALLE OLTRE 300 INSERITE NEL VOLUME O SOLTANTO CITATE, COME IN UN CONTINUO AGGIORNAMENTO ICONOGRAFICO.
Frans Franken, La danza di Salomè (1609)
Davanti a una tavola piccola, ma riccamente imbandita, dove siedono Erode cin turbante arabo ed Erodiade che lo fissa preoccupata, Salomè balla dignitosamente drappeggiata, ma sollevando il piede - dunque non una bassadanza. Lo sguardo è rivolto verso il fuori, come per sfida.
BELISARIO CORENZIO, Salomè riceve la testa. Uno dei pochi quadri da cavalletto del pittore, risalente ai primi decenni del Seicento. Salomè, circondata da tre sgherri, tra cui il carnefice che depone al testa sul piatto di lei, fissandola quasi a scrutarne le reazioni. Salomé, non giovanissima né bellissima guarda verso lo spettatore, tra pensosa e indifferente.
GIROLAMO TICCIATI, Salomè consegna la testa del Battista a Erode (1732). Il rilievo era inserito in una grande struttura con l’ascesa del Battista in cielo, già nel Battistero di Firenze, ora ricomposta all’Opera del Duomo. Salomè avanza decisa verso il tetrarca cui Erodiade indica il trofeo. Notevoli i diversi atteggiamenti di commensali e osservatori.
RICCARDO TOMMASI FERRONI, 1975, Dietro alla fanciulla nuda, vagamente settecentesca, ma con ai piedi moderne scarpette con tacco a spillo, quello che dovrebbe essere un quadro (Il carnefice depone la testa sul piatto di Salomè di Caravaggio) sembra trasformarsi nel sogno dell’eterno femminino di ricevere sul grembo la testa dell’amato. Per questo le due donne del Caravaggio sembrano come svanire, spegnendosi in un vago colore.
ICONE
Il termine “icona”, significa semplicemente “immagine” (greco εἰκῶν connesso con il verbo ἔοικα che significa “sono simile”), ma, nella terminologia classificatoria della storia dell’arte, si riferisce in modo particolare a quel particolare tipo di produzione pittorica di area bizantina e poi anche slava, che è fiorito, in stretto rapporto con la chiesa ortodossa, dopo il concilio di Nicea del 787 che ha chiuso il conflitto iconoclasta. Si tratta di tavole (mai di tele) di non grande misura (mediamente circa un metro per 80 cm.) in cui sono raffigurati i personaggi della fede – Cristo e la Vergine e poi i santi – cui rivolgere preghiere. Nei primi tempi, a quanto pare, prevalevano i semplici ‘ritratti’ del solo volto o della figura intera, ma presto, poiché la pittura permette di meglio comprendere i misteri della fede, vennero rappresentate anche scene del racconto biblico e delle vite dei santi. Anche perché si riconosceva (San Giovanni Damasceno) che la pittura poteva meglio spiegare i misteri della fede – un poco come nelle occidentali Bibliae Pauperum. Tanto che i pittori di icone venivano definiti “iconografi”. quasi scrittori di immagini.
San Giovanni Battista compare con grande frequenza nelle icone, sia greche che slave. Quando è raffigurato a figura intera porta spesso le ali, forse perché, in quanto precursore, prodromos, è considerato alla stregua degli angeli. Se ritratto nel solo busto reca il vassoio con la sua testa. Anche per lui succede che venga rappresentato negli episodi della sua vita, dal Battesimo alla predicazione e, più spesso, al momento della decollazione (Αποτομή): sono i casi non frequentissimi in cui appare anche Salomè. L’iconografia delle icone non introduce grandi diversità nella storia, ma alcune interessanti varianti. Poiché è un’area che ho trascurato nel mio I mille volti di Salomè, ne propongo qui alcuni esempi.
Bisogna anche tenere conto del fatto che la produzione di icone continua intensamente anche oggi: Ne esiste un fiorente mercato che ha prodotto molte le copie e moltissime le imitazioni. Lo stile pittorico non si discosta molto da quello più antico. La datazione può risultare problematica.
Icona russa XIX sec. Un esempio straordinario è offerto da questa icona russa risalente alla metà del XIX secolo, bellissima, ma anche molto complessa e fitta di motivi simbolici. A partire dalla cornice dove, in alto, attorno alla figura di Dio padre la scritta “Decapitazione dell'insigne testa dell'eccelso Giovanni il Precursore” (in caratteri cirillici): quasi un titolo. Sui lati due santi, forse Nicola e Basilio, sembrano assistere alla Sacra Rappresentazione che ha luogo in un cortile, e sviluppa tre momenti consecutivi di un unico episodio: 1. l’atto della decapitazione (sotto la quale, come dentro una piega del suo mantello, il corpo senza testa, pensoso, emana raggi di luce), 2. il carnefice (la cui doppia apparizione determina lo svolgimento cronologico) consegna della testa a Salomè e, 3. l’angelo che porta la corona del martirio a San Pietro alla finestra del paradiso. Salomè, in abito modesto su di un piccolo piedestallo, riceve la testa vivente con lo sguardo fisso su di essa. L'ambientazione in un cortile chiuso da una palizzata ricorre in molti altri casi: v. successiva.
ICONA RUSSA 2, XIX secolo. Strutturalmente non molto diversa dalla precedente per lo svolgimento narrativo come per l’ambientazione, ma priva di implicazioni simboliche, anche in questa icona l’episodio si articola in due momenti successivi: Giovanni fatto uscire dal carcere e la decapitazione, con Salomè che aspetta di nuovo su un piccolo piedestallo, ma nell’atto di osservare il martirio, vagamente accennando un passo di danza che ne disegna le forme del corpo.
CERCHIA DI EMANUEL SKORDILIS, Decollazione del Battista \ Salomè riceve la testa. Xania (Creta), Convento di Hagia Triada (Santa Trinità). Le due tavole, come in una Sacra Rappresentazione, illustrano i due momenti immediatamente successivi. Nella seconda appare Erodiade, mentre il carnefice depone la testa sul piatto di Salomè, che quarda verso l'esterno, quazi indifferente.
Icona greca fine XIX sec.: η αποτομη τοu αγιου Ιω του Προδρόμου (La decollazione del santo Giovanni il Precursore). Il capo già decollato del Battista rotola dalle scale della prigione mentre il carnefice in costume romano rinfodera la spada. Salomè si avvia a consegnare il trofeo danzando e tenendo in alto il piatto, con la testa aureolata del santo..
Ultimi commenti
Grazie, Cesare, non conoscevo il Teatro Povero di Montichiello, l'articolo mi ha regalato molte cose
Grazie Cesare per il bell'aricolo su Andrea Cresti e sul Teatro Povero di Monticchiello, che ho avuto la fortuna di vedere diversi anni fa
Grazie Cesare x questo articolo che celebra una infinita ricchezza umana artistica volata via in questo tempo buio in cui Thanatos si aggira indisturbato per le strade.....
Bellissimo articolo scritto con il cuore...grazie per averlo condiviso.